Domenica 8 ottobre, accompagnati dallo storico Andrea Spicciarelli, abbiamo visitato il cimitero delle Porte Sante, situato in cima alla bella gradinata che porta all’abbazia di San Miniato al Monte. Questo cimitero monumentale, inaugurato nel 1848, si trova sul bastione michelangiolesco attorno all’Abbazia,
e già al primo sguardo si presenta differente dalla nostra Certosa: invece che in chiostri, gallerie e campi, ci siamo trovati in uno spazio affollato di tombe e organizzato in quadrati, terrazze panoramiche comunicanti per mezzo di gradinate, che ospitano anche opere di arte contemporanea non legate a una
sepoltura in particolare.
La nostra guida, dopo alcuni cenni sull’Abbazia ed una introduzione su nascita e sviluppo del cimitero, ci ha condotto tra i vari quadrati, mostrandoci sepolture con sculture in marmo e in bronzo, di grande bellezza e di particolare interesse storico e culturale a tutto tondo. Giovanni Spadolini, Pietro Annigoni,
Pasquale Villari, Pellegrino Artusi, Giovanni Papini, Felix Le Monnier, Luigi Bertelli-Vamba, Luigi Coppedè, Carlo Lorenzini-Collodi, Frederick Stibbert, sono solo alcuni dei nomi che abbiamo letto incisi su pietre e memorie tombali, significativi per la storia sia locale che nazionale.
Tra i tanti ammirati, spiccano anche monumenti ai caduti per la libertà e in guerra, e particolarmente caratteristica è la parte con le cappelle, molte in stile eclettico, qualcuna in autentico sezessionstil.
A sorpresa, Andrea ci ha indicato anche la lapide commemorativa di Antonia Masanello, la garibaldina già incontrata lo scorso anno durante la visita al cimitero monumentale di Trespiano, che la nostra guida ha ricordato per sottolineare similitudini e differenze con quello delle Porte Sante.
Nel pomeriggio ci siamo spostati al passo della Futa, nel punto che ospita il Cimitero Militare Germanico, realizzato tra il 1963 e il 1969, a seguito di complesse trattative italo-tedesche e un lungo lavoro di sminamento del terreno individuato.
Mirtide Gavelli, del Museo civico del Risorgimento, ci ha offerto una interessante panoramica storica sui cimiteri di guerra, arrivando poi a parlare della difficile situazione in Italia e in Europa alla fine del secondo conflitto mondiale, dell’ostilità incontrata dal progetto di riunire in un unico luogo i caduti di guerra tedeschi nella zona segnata dalla linea gotica, ma anche dei vincoli e delle caratteristiche che condizionavano le scelte, e che hanno portato ad individuare l’area che ospita oggi 30.800 caduti Tedeschi.
Questo cimitero militare, reso solenne e suggestivo dalla soluzione architettonica e dalla posizione panoramica, rispetta i criteri di lontananza dall’abitato, assenza di glorificazione e di simboli, utilizzo di materiali e vegetazione del posto; pur non offrendo elementi “artistici” nel senso stretto del termine, è un luogo al quale è difficile restare indifferenti.
Le foto che illustrano la visita nei due cimiteri sono di Anna Gambetti