Ecco qui Clementina Betti Berni Degli Antoni il cui nome si trova tipicamente associato allo Stabat Mater di Rossini , essendo stata una interprete delle primissime esecuzioni nel 1842, ma il legame con Rossini risale a ben più antica data. Fu anche amica di Paolo Costa, di cui nel 1834 viene pubblicata la LETTERA DI PAOLO COSTA a CLEMENTINA DEGLI ANTONJ SOPRA IL CLASSICISMO ED IL ROMANTICISMO DEI MODERNI SCRITTORI.
Ricercando più attentamente troviamo legami con altri personaggi tuttora famosi. Ai suoi venerdì musicali si è esibito Niccolò Paganini, Donizetti era un amico di famiglia, Piero Maroncelli, il compagno di prigionia di Pellico, uscito dallo Spielberg e sulla via per Parigi, passa dal salotto di colei che, in una lettera a Donizetti, definisce “incantevole Clementina”. Leopardi, scrivendo all’amico Pietro Brighenti a Bologna, chiude con un “ricordami alla Clementina” o un “Non ti scordare i miei complimenti alla Clementina”. E ancora, quando un nipote di Stendhal si appresta a mettersi in viaggio per l’Italia, Stendhal gli fornirà tutta una serie di indicazioni nonché una lettera da presentare “alla signora Degli Antoni, che dà un concerto tutti i venerdì; vi si incontra il Legato.”
Un’altra lettera di presentazione è fornita a Thomas Jefferson Hogg, amico e biografo di Shelley, da Teresa Guiccioli, l’ultimo amore di Byron. Hoog poi scriverà alla compagna in Inghilterra: “la Clementina è un tale amore! (…) Piena di bontà, spirito e grazia, più bella di quanto la deliziosa Teresa fosse disposta a concedere”.
Teresa è stata una grande amica di Geltrude, sorella maggiore di Clementina. Tutte e tre hanno frequentato lo stesso collegio a Faenza, dove l’educazione era ben superiore alla tipica educazione fornita alle ragazze negli istituti religiosi.
Clementina Betti nasce a Faenza nel 1802, nel 1820 sposa il bolognese Severino Berni degli Antoni, unico figlio dell’avvocato Vincenzo Berni Degli Antoni, giurista molto famoso in tutta la penisola e, manco a dirlo, letterato, figura di spicco nel panorama culturale, politico e istituzionale Bolognese a cavallo tra Sette e Ottocento.
Vincenzo è anche un appassionato di musica e ci sono resoconti di come guardasse compiaciuto “la sua Clementina” quando cantava per i loro ospiti. Perché la giovane Clementina, oltre ad avere, come dice Hogg, bellezza, bontà, spirito e grazia, ha una gran bella voce.
Poi accade che nel 1828 lo suocero Vincenzo muore. Sembrerebbe che i coniugi Berni degli Antoni abbiano, da subito, difficoltà nella gestione del patrimonio familiare; o forse i problemi risalgono anche a prima della morte del vecchio Degli Antoni. Non risulta che Severino eserciti alcuna professione e comunque il risultato è che nel 1834, quando le 3 figlie sono sufficientemente grandi per andare in collegio, la maggiore ha 13 anni e la piccola 9, i Degli Antoni vanno all’estero, dove Clementina cerca di mettere a frutto le sue doti canore.
Tra maggio e luglio del 1834 Clementina è a Londra, nell’inverno è a Parigi. Poi dalla primavera del 1835 di nuovo in Inghilterra dove rimarrà fino all’autunno del 1837, quando rientrerà a Bologna.
I giornali inglesi citano le sue esecuzioni in maniera generalmente lusinghiera. Forse non sempre completamente positiva le recensioni relative al suo debutto inglese. E’ il maggio del 1834, siamo al King’s Theatre di Londra, va in scena La Donna del Lago di Rossini e Clementina veste i panni di Malcolm, ruolo maschile tipicamente assegnato ai contralto. Viene elogiata la sua voce, di buona qualità, morbida e piacevole, ma se ne sottolinea anche la mancanza di potenza nei toni bassi, e giudicata non adeguata a sostenere un ruolo da contralto. Alcuni articoli fanno anche riferimento alla bellezza di Clementina e un paio sottolineano la sua figura (a pretty woman with a delightful figure).
Le esibizioni su palcoscenico sembrano, però, essere state l’eccezione più che la regola e per lo più Clementina partecipa in concerti e, in alcuni casi, a Londra, li organizza.
A Londra frequenta anche i coniugi Thomas e Jane Carlyle. Lui è un saggista, storico, matematico, filosofo e figura prominente della cultura del XIX secolo; lei è sicuramente una brillante animatrice di salotto, la sua casa è frequentata da intellettuali e esuli, e più tardi sarà grande amica di Mazzini.
Da una lettera di THOMAS CARLYLE al fratello (JOHN A. CARLYLE) datata 15 Giugno 1835.
“We dined with a Countess degli Antoni at the Sterlings’ one day; a Bologna liberal and banished: a beautiful Lombard woman, with the finest Lombard grey eyes: she had no English; I answered: che sciagura [how unlucky]!—and then followed the prettiest “dungues!” and we talked in French jargon and dumb shew. The poor Countess, once rich, is obliged to teach music here, and sing! Of Politics she hinted nothing; and seemed to have an appetite.” | “Un giorno abbiamo cenato dagli Sterling con una contessa degli Antoni; una liberale e esiliata di Bologna: una bella donna lombarda, con i più begli occhi grigi lombardi: non sapeva l’inglese; ho risposto: che sciagura! – poi sono seguiti i più graziosi buffi linguaggi e abbiamo parlato in una sorta di gergo francese e a gesti. La povera contessa, una volta ricca, è obbligata a insegnare musica qui, e a cantare! Della politica non ha accennato nulla e sembrava avere un certo appetito.” |
E poi, il 10 Agosto 1835, sempre THOMAS CARLYLE al fratello (JOHN A. CARLYLE) scrive:
“Jane is gone. To Marlborough Street, to the Bolognese Contessa’s (degli Antoni whom I told you once of), for an Italian Lesson! She volunteered to teach the poor Countess and Chauntress (and even Enchantress for she is that too) a mouthful of English; but the degli Antoni insisted on first teaching her Italian (a most necessary preliminary); and so they go, Jane learning with amazing rapidity,…” | “Jane è andata. A Marlborough Street, dalla contessa bolognese (degli Antoni di cui ti ho già parlato una volta), per una lezione di italiano! Si è offerta volontaria per insegnare alla povera Countess e Chauntress [contessa e cantante] (e anche Enchantress [incantatrice] perché lei è anche questo) un “boccone” di Inglese; ma la degli Antoni ha insistito per insegnare prima a lei l’italiano (un preliminare più che necessario); e così vanno avanti , con Jane che impara con incredibile rapidità,…” |
Qualche giorno dopo è JANE WELSH CARLYLE che scrive alla sorella di Thomas, JEAN CARLYLE AITKEN; (13 Agosto 1835)
“We have also some Italian acquaintances — an Italian Countess Clementina Degli Antoni is the woman to make my Husband faithless if such a one exist — so beautiful so graceful so melodious so witty so every thing that is fascinating for the heart of man — I am learning from her to speak Italian—and she finds she says that I have a divine talent (“divino talento”).” | “Abbiamo anche alcune conoscenze italiane — una italiana, Contessa Clementina Degli Antoni, è la donna che renderebbe mio marito infedele se mai ne esiste una — così bella così aggraziata così melodiosa così spiritosa così ogni cosa di affascinante per il cuore di un uomo — io sto imparando da lei a parlare Italiano, e lei trova, così dice, che ho un “divino talento” |
Trovo che questi stralci di lettere siano divertenti e che diano una idea di come doveva essere Clementina.
Rispetto a quel “liberale e esiliata” che scrive Carlyle, diciamo che esiliata non lo fu; liberale possibile, non fosse altro perché partecipò a dei concerti di raccolta fondi a favore degli esuli per i moti del 1831. Non entreremo qui nel dettaglio dei rapporti con gli esuli né faremo ipotesi sulla comparsa del titolo, quanto meno impreciso, di “contessa”. Vorrei però richiamare la vostra attenzione sul fatto che Severino non viene mai citato. Né in queste lettere né altrove, seppure non solo ci si aspetta che abbiano viaggiato entrambi ma ne abbiamo almeno una testimonianza. Lascio a voi trarre le conclusioni. Diciamo che certamente, della coppia, è Clementina quella intraprendente.
Del resto anche prima di emigrare, Clementina, non solo aveva mostrato particolari attitudini salottiere, ma era sempre stata attenta a quanto succedeva nell’organizzazione delle stagioni operistiche bolognesi. Sono conservate alcune lettere scritte a Giovanni Battista Benelli, che fu agente teatrale a Bologna tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ‘30. I due sono in termini abbastanza cordiali e Clementina gli raccomanda dei cantanti o gli chiede di fare da tramite con l’impresario per delle scritture di suoi protetti o protesta perché la “prima donna” che sta ospitando a casa sua non viene pagata come da accordi.
In chiusura ecco una delle lettera indirizzate a Benelli, scelta perché mi sembra doveroso farvi conoscere un altro lato della sua personalità, non solo i decantati fascino, bellezza, brillante conversazione, bella voce, generosità, intraprendenza. Questo è un assaggio del suo lato scherzoso.
La lettera è senza data
“Caro Benelli, sono tanto stanca di raccomandarvi, e sempre inutilmente, dei Cantanti che se non scritturate Placci in termine di due giorni vi fo tagliare a pezzi, e vi riduco in Manfrigul. Voi sapete che i Romagnoli hanno poche parole, e molti fatti, dunque temete l’ira, e l’avverso fato
Di Clementina Betti Berni Degli Antoni
Accademica Filarmonica di Bologna, di Roma, Forlì e Ferrara etc etc etc”
Marina Zaffagnini, Ad Alta Voce 2023