Biografie svelate – Antonio Bertoloni

Bertoloni Antonio (1775 1869)

Nacque a Sarzana il 12 febbraio 1775 da Francesco e da Griselda Ama Casoni. Non abbiamo notizie degli anni della prima giovinezza, ma sappiamo che nel 1793 si recò a Pavia per studiare la medicina e le scienze affini, dedicandosi poi con particolare predilezione alla botanica, arrivando a comporre un erbario della provincia pavese.

L’attività di studio e ricerca a Pavia fu bruscamente interrotta quando un provvedimento del governo Austriaco, in seguito all’ingresso dell’esercito Napoleonico in Italia, costrinse gli “stranieri” ad abbandonare la Lombardia. Si sposterà quindi a Genova, dove completò gli studi universitari laureandosi, nel 1796, in medicina.

Nel 1800 cominciò ad esercitare l’attività di medico condotto, continuando nello stesso tempo a occuparsi di botanica e pubblicò nel 1802 e 1803 i primi contributi fioristici sulla Lunigiana e sulla Liguria.

Nel 1811 accettò una cattedra di fisica nel liceo di Genova, e nella stessa città tenne anche lezioni presso l’università.

Dal 1815 ottenne la cattedra di Botanica all’Università di Bologna su segnalazione di Gaetano Savi (professore di Botanica a Pisa), e l’anno seguente fu nominato Prefetto dell’Orto Botanico.

Passò il resto della sua vita a Bologna, dove praticò la sua incessante attività di studio dedicandosi all’insegnamento, alla ricerca e alla cura dell’Orto Botanico. Poté finalmente impegnarsi a fondo nell’impresa che aveva progettato fin dagli anni del suo soggiorno a Pavia, ovvero la pubblicazione della prima Flora italiana, opera per la quale è giustamente famoso e che è tuttora vanto dell’Università di Bologna, dove è conservato, nell’Istituto botanico, l’erbario Hortus siccusfiorae italicae, costituito da ben 400 pacchi, su cui è stato fondato il suo vasto lavoro. All’Erbario dell’Università di Bologna si conserva anche il secondo grande erbario collezionato meticolosamente da Bertoloni: l’Hortus Siccus Exoticus che contiene più di 10000 esemplari di piante provenienti da tutto il mondo e ricco di nuove specie descritte per la prima volta da Antonio Bertoloni stesso.

Grande ammiratore di Linneo (considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi), il Bertoloni ordinò l’erbario e la flora sullo schema della classificazione linneana, con gli stessi criteri di valutazione delle specie.

Il Bertoloni estese le sue ricerche anche a flore esotiche e sviluppò osservazioni sulle piante coltivate negli orti botanici italiani, sconfinando anche in campo crittogamico occupandosi di alghe, briofite, licheni.

Il Bertoloni ricevette numerosi riconoscimenti accademici italiani e stranieri e gli venne dedicato un genere di piante erbacee (Bertolonia) oltre adiverse specie vegetali, tra le quali un’orchidea (Ophrys bertolonii) e un cardo, (Cirisinum bertolonii).

Un bel ritratto di Bertoloni viene tracciato da Filippo Parlatore, autore della seconda Flora italiana, che nelle sue Memorie così scrive: «Piacevole oltre ogni credere era la sua compagnia per l’acutezza della mente e talvolta ancora per i giudizii un po’ troppo severi di altri botanici ai quali egli dava francamente il titolo di animali. Piccolo di statura, un po’ curvo, con un bastone con il pomo di argento sotto il braccio, portando per lo più un soprabito lungo color marrone e un cappello basso con la tesa un po’ larga, talché si sarebbe creduto di vedere in lui anche per la foggia di vestire un uomo di un altro secolo; il suo intelletto e una certa tal quale furberiola si palesava nel suo occhio nero, vivo e penetrante» (Parlatore, 1869).

L’Università di Bologna gli ha intitolato il proprio orto botanico, fondato nel 1568 da Ulisse Aldrovandi.

Il Bertoloni morì il 17 Aprile 1869, a 94 anni, e riposa nella Sala delle Catacombe della Certosa di Bologna. Il monumento a lui dedicato è opera di Baruzzi Cincinnato (1796 – 1878).

Di questo scultore ricordiamo che, dopo aver frequentato la scuola di scultura di Giacomo De Maria all’Accademia di Belle Arti di Bologna, nel 1816 si trasferì a Roma, dove venne accolto presso lo studio del Canova, di cui divenne il collaboratore prediletto. Nel 1832 rientrò a Bologna a seguito della sua nomina a professore di scultura all’Accademia, incarico che mantenne fino al 1860. Baruzzi eseguì principalmente raffinate opere di carattere mitologico e religioso, acquistate da collezionisti e regnanti di tutta Europa, ma fu anche un valente ritrattista e dette ottimi risultati soprattutto nei monumenti funerari, che ha eretto numerosi nel Cimitero Monumentale di Ravenna, nel Cimitero della Certosa di Bologna ed in quello di Ferrara.

Dal 1833 si fece costruire a Bologna una villa, oggi detta la “Baruzziana”, dove raccolse quadri e sculture. Ormai dimenticato dalla cultura ufficiale, muore nella sua villa nel 1878; quest’ultima passò in proprietà al Comune di Bologna e parte del suo ricco patrimonio artistico andò purtroppo disperso.

Curiosità sull’Orto Botanico dedicato al Bertoloni.

La prima sede dell’Orto botanico, attualmente dedicato a Bertoloni, fu nel centro della città, all’interno del Palazzo Pubblico in un cortile che oggi corrisponde approssimativamente alla Sala Borsa. L’Orto si sviluppò nel Seicento lungo la linea tracciata da Aldrovandi; intervennero però nel corso del secolo due mutamenti fondamentali legati l’uno all’altro: l’enorme aumento di conoscenze floristiche ed il progressivo affrancamento della botanica dalla scienza medica. Inevitabilmente il cortile del Palazzo Pubblico si rivelò poco adatto ad ospitare un vero Orto Botanico e così, nel 1587, si provvide a trasferire la coltivazione in un sito più ampio presso l’attuale Porta S. Stefano, dove le piante coltivate salirono da 800 nel 1573 a circa 3000 nel 1595.

All’interno del Palazzo Pubblico rimase solo la collezione dei “semplici”, cioè delle piante medicinali, necessaria alle esercitazioni. Nel 1803, infine, l’Università acquistò, all’interno delle mura, tra Porta San Donato, Porta Mascarella e Via Irnerio, un’ampia area prevalentemente agricola, ma già provvista di giardini e viali alberati, dove venne definitivamente ubicato, nella sede attuale, il nuovo Orto Botanico, sorto dalla riunificazione delle collezioni di Palazzo Pubblico e di Porta Santo Stefano.

Salvatore Milardi e Rosanna Puliti, con Elisa Melchiorri e Nadia Mutti (gruppo Spolveratori 19), Questo l’ho fatto io, 22-10-2023

Fonti:

https://www.treccani.it

https://www.storiaememoriadibologna.it

https://sma.unibo.it/it/il-sistema-museale/orto-botanico-ed-erbario