Biografie svelate – Olindo Guerrini

(Lettura di Nadia Carboni e Susanna Borghi, Ad Alta Voce 2022)

OLINDO GUERRINI (4 ottobre 1845 – 21 ottobre 1916)

Olindo Guerrini nacque a Forlì e trascorse l’infanzia in provincia di Ravenna, dove il padre gestiva la farmacia del paese. Studiò al collegio locale ma fu espulso per indisciplina ed il padre lo inviò al collegio nazionale di Torino, dove riuscì, pur con qualche peripezia, ad ottenere la licenza.

Nel 1865 si trasferì a Bologna dove si laureò in Giurisprudenza e dove lavorò per 30 anni presso la Biblioteca universitaria, iniziando come volontario per poi diventarne direttore. Lo stesso Guerrini ricorda di aver vissuto, dopo il matrimonio, una “vita studiosa tra la biblioteca e la casa, badando all’educazione dei figli” e distraendosi “con lunghe gite in bicicletta, lavoretti di fotografia e cure della sua villa a Gaibola”.

Erudito, critico letterario, amico di Carducci, Guerrini fu uno scrittore molto prolifico e inventò molteplici maschere e pseudonimi per firmare molte delle sue composizioni: si firmò come Mercutio, Marco Balossardi, Bepi e Argia Sbolenfi una zitella dai desideri erotici spiccati, con la quale compose numerose poesie. Ma il più noto di tutti è Lorenzo Stecchetti, autore anche di diversi sonetti in dialetto romagnolo, tra i quali uno dedicato a Bologna.

Grazie al carattere multiforme ed eclettico, in Guerrini nacque l’interesseper la cucina sulla quale scrisse diverse opere erudite, attivando una intensa corrispondenza con Pellegrino Artusi. Sul finire fella sua vita lavorò ad una raccolta di ricette sulla cucina povera, che uscì postuma nel 1918, con il titolo L’arte di utilizzare gli avanzi della mensa, allusiva della penuria alimentare cui era condannato dal magro stipendio di bibliotecario presso l’Università e dalla precaria vita di scrittore

Salsiccette nude

Passate nel tritacarne gli avanzi di maiale cotto in qualunque modo e di qualunque parte, purchè sia carne magra. Non sarà male, per maggior varietà, aggiungere avanzi di vitello cotto, anche fino a metà della massa. Impastate con midollo di manzo, quanto è il peso del quarto della massa, sale e pepe quanto ne bisogna secondo gli avanzi sono più o meno salati, e se non vi dispiace, l’odore dell’aglio pestato e delle erbe odorose. Impastate il composto con panna quanto basta perché non si sbricioli, fatene tante salsiccette grosse e lunghe come un dito, involgetele nel burro sciolto e poi nella farina e rosolatele in un tegame nello strutto dove avrete prima fritto e poi gettato una mezza cipolla, badando che non si rompano nel voltarle; e servitele con un contorno di verdure o di patate che in questo caso è indispensabile.

Pioniere di un popolo, quello romagnolo, che oggi vive in bicicletta, Olindo Guerrini, fu il primo vero cantore della bicicletta, a cavallo tra Ottocento e Novecento, elemento che compariva per una delle prime volte in poesia.

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Concludiamo con la poesia “Sole d’inverno (in bicicletta) del 1903, dove il ritorno nei luoghi dell’adolescenza diventa l’occasione per provare la malinconia della giovinezza perduta:

Nel pallido meriggio alle romite
vie che corsi ed amai son ritornato
ed ho visto fiorir le margherite
bianche tra le tenaci erbe del prato.

Un cinguettar di passere stordite
nel tepor luminoso e profumato,
come un canto di nozze acconsentite
pel deserto sentier m’ha seguitato

e le ruote leggere hanno volato
sotto l’impulso mio, quasi rapite
meco nel sogno dell’april rinato.

Oh, col bacio del sol morbido e mite,
quanti dolci pensier m’han visitato,
quante rose nel cor mi son fiorite!

II

E con le rose ho fatto una ghirlanda
per la sepolta giovinezza mia,
la giovinezza cara e memoranda
ch’era saggezza e mi parea follìa.

La riveggo nel sogno e mi domanda
un buon ricordo, una parola pia,
povera morta che si raccomanda
nel nome santo della poesia!

Corro così la solitaria landa
e m’accompagna sol la fantasia
che sospinge le ruote e le comanda

e vivo e volo! Ah, benedetta sia
quest’ora lieta che il destin mi manda,
questo raggio d’amor che il sol m’invia!