In memoria della giovane Maria Pedrazzi cantante
Sabato 7 ottobre 1918
Nel suo studio che affaccia sopra i portici di via Santo Stefano, Maria Pedrazzi è seduta al pianoforte.
Con gli occhi socchiusi richiama alla memoria le arie di Amneris, che l’indomani canterà al Comunale nel giorno del suo debutto.
Pensate, debuttare proprio con l’Aida, l’opera di Verdi, la più amata dagli appassionati…loro lo sanno bene che Amneris, non Aida, è la vera protagonista dell’opera.
Quando entrerà in scena il teatro avrà occhi solo per lei…le scene , i costumi, le luci…sarà uno scintillio di sensazioni, e nel silenzio del teatro, nell’armonia perfetta di quello spazio magico, la sua voce si involerà dalla platea ai palchi fino all’ultimo loggione.
Mentre le dita accarezzano i tasti accennando a una semplice progressione di accordi, le arie di Amneris le echeggiano nella mente in rapida successione.
Le piace fare questa specie di ripetizione scolastica, come se dovesse ancora prepararsi a un esame al Conservatorio.
Ma sa di non averne alcun bisogno, gli anni del Conservatorio sono ormai lontani, come i maestri che l’hanno indirizzata da bambina, e poi seguita fino al diploma…
Indirizzata bene , è stata una fortuna dedicare tanti anni allo studio del pianoforte, ora può accompagnarsi da sé, può fare di musica e voce un’unica armonia, trovare sui tasti dello strumento le sfumature che poi ricreerà con la voce.
La voce no, non ha avuto bisogno di maestri al Conservatorio.
La mamma, e prima di lei la nonna, le hanno trasmesso il dono.
Per loro non dev’essere stata facile diventare cantanti liriche, esibirsi in teatro.
Pensate, la nonna Ginevra era figlia di un calzolaio, sua madre per integrare gli scarsi guadagni che arrivavano in casa lavava i panni e andava a servizio.
Eppure la figlia l’hanno mandata a studiare a Bologna, a 10 anni, a farsi un’istruzione, ma soprattutto a studiare canto, è stata il loro investimento.
Era proprio piccola Ginevra quando cantava nel Duomo di Fermo, chi le sedeva vicino sentiva la sua voce emergere dal coro, si stagliava nell’aria come il riflesso di un cristallo, una voce ancora di bambina, una voce bianca…ma si capiva che il suo destino era quello.
L’aveva capito il maestro di cappella, era Domenico Concordia, mica l’ultimo arrivato, dalla sua scuola quanti grandi nomi della lirica sono usciti.
Poi a Bologna nonna Ginevra ancora giovinetta ha trovato l’uomo della sua vita…lui era il baritono Mario Zacchi un cantante già affermato conosciuto in mezzo mondo, l’ha avviata lui alla carriera musicale, ma lei l’ha addirittura superato.
Hanno girato tutti i grandi teatri dell’epoca, in Europa, in Russia , al Cairo…che vita straordinaria…
Come ha fatto nonna Ginevra a tirare su la figlia Rosina non si sa…unica figlia infatti…non ci doveva essere molto posto per culle e fasce in quella casa…forse l’aiuto di una balia, di una governante…
La mamma Rosina non ha mai voluto raccontare la sua vita da ragazza; quel turbine le doveva ruotare intorno come se non la riguardasse…lei era molto più riservata, appartata, un carattere un po’ così…per niente teatrale…
In fondo ha scelto un matrimonio borghese, il papà è un medico rinomato, tutto preso dai suoi pazienti.
Ma la voce, la musica, il canto… il talento era quello anche per lei, la strada come tracciata suo malgrado… è stata famosa anche lei, Rosina Giovannoni, anzi Rosina Giovannoni Zacchi, quel nome bastava a fare cartellone ora che Ginevra si era ritirata…gli impresari le aprivano tutte le porte…e lei era brava come e più della nonna…la stessa voce di soprano…
Ma non era la sua vita, l’ha inseguita per un decennio, girando per tutti i teatri d’Italia, ma rifiutando le tournèe all’estero che l’avrebbero allontanata troppo, nel frattempo era nata lei, Maria, voleva starle vicino, non abbandonarla, come era successo a lei…
In pochi anni la nonna se n’è andata, carica di gloria e di ricordi, e l’ha lasciata di nuovo sola, con questa figlia piccola da crescere
La mamma Rosina ha abbandonato le scene a 30 anni per dedicarsi a lei…
E’ stata brava, lei quasi non si è accorta di quanta attenzione e cura le ha dedicato, di come goccia a goccia le ha trasmesso il piacere del canto, e man mano che la sua voce di bambina si trasformava, l’arte dell’interpretazione, il sentimento musicale.
Non le è mai pesato studiare canto con la mamma, e poi faceva sembrare tutto un gioco, un divertimento, anche un’evasione dal loro nido familiare.
Da ragazzina l’aveva addirittura introdotta in quel circolo di musicisti e artisti a tempo perso, goliardi musicali si potrebbe dire, che si riuniva da Bongiovanni, il negozio musicale sotto le Due Torri, avevano fatto campo nel retrobottega
Una brigata scherzosa, pettegola e canzonatoria, anche se si facevano chiamare pretenziosamente il Cenacolo Musicale… un bel rischio per una ragazzina di buona famiglia…però tutta la musica cittadina passava da lì, anche un certo Ottorino Respighi tanto per dire, e ne nascevano anche progetti importanti
A lei comunque non l’avevano scherzata, l’avevano presa subito sul serio, ancora ragazzina ma predestinata, con la sua sensibilità già matura, e le mezzetinte della sua voce da mezzosoprano che aprivano il cuore
Ottorino, ascoltando quella voce, l’avrebbe forse indirizzata alla lirica da camera…anche la mamma, ora che non doveva più esibirsi in teatro, indulgeva a liriche e romanze, Ottorino gliene aveva dedicate alcune…”a Rosina Giovannoni Zacchi Pedrazzi, su testi di Ada Negri”…
E’ sempre difficile indirizzare il proprio talento.
Ormai finito il Conservatorio era ora di uscire dal guscio… ma proprio alla vigilia dei suoi vent’anni, la guerra….
La guerra aveva cambiato tutto, la stagione musicale languiva, il pubblico dei teatri si era ridotto, forse anche lei aveva perso la voglia di cantare… Con la disfatta di Caporetto aleggiava un’aria di tragedia collettiva.
Eppure proprio quella tragedia le aveva dato l’occasione per rilanciarsi, l’aveva spinta alla sua prima uscita pubblica…l’anno scorso nel periodo di Natale, un concerto sinfonico vocale nella chiesa di san Giacomo, organizzato per raccogliere fondi per i profughi provenienti dalle zone di guerra, dalle retrovie del fronte.
Al primo concerto ne erano seguiti altri, diverse repliche, fino a Pasqua, la chiesa sempre gremita
Musica sacra, e musica composta per l’occasione, di sapore patriottico, non proprio il suo genere elettivo, ma il momento così solenne, il trasporto del suo animo partecipe…si era fatta notare, e apprezzare…
Ma ora, debuttare in teatro, al Comunale, questo è il momento irripetibile, e lei è pronta, sicura, Amneris è nelle sue corde…
Maria pregusta già il giorno più bello della sua vita, non è avida di successo, vuole donarsi, fare dono si sé, diffondere il suo canto, anche se è un canto di dolore…sarà il canto disperato di Amneris a chiudere l’opera.
…se solo non ci fosse più la guerra…dicono che finirà presto
Ma quanti soldati che ancora arrivano dal fronte, feriti, malati, tanti li portano su al Rizzoli, altri li raccolgono in una scuola fuori porta Saffi, trasformata in lazzaretto
…se solo non ci fosse questa epidemia che sembrava passata, finita, spenta…e invece proprio ora, dopo l’estate, è riesplosa all’improvviso.
Non si sa quanta gente muore, le autorità non lo dicono, ma i necrologi del Carlino sono sempre più fitti di nomi, una grande macchia nera di nomi a centro pagina, che si allarga ogni giorno di più.
Ma basta, scaccia questi pensieri dalla testa Maria, domani è il tuo giorno, è il tuo battesimo del canto, tutta la tua giovane vita ti ha preparata a questo giorno, e tua madre, e tua nonna, ti hanno preparata ancor prima che tu nascessi
domenica 15 ottobre 1918
RdC 15/10/1918
Cronaca della città
Maria Pedrazzi
Avevamo poche sere or sono scritto di lei su queste stesse colonne dopo il suo debutto al Comunale, ancora sotto la viva e commossa impressione che ci aveva procurato la squisitezza dell’arte sua, con lo schietto e convinto compiacimento di additare all’ammirazione dei bolognesi un così raro e vigoroso temperamento artistico.
La tragicità fulminea del suo fato ci rende sgomenti.
Era stata alunna di pianoforte nel nostro Liceo, tutti avevamo seguito con tanta simpatia i rapidi progressi che essa compiva nell’arte del canto sotto la guida del maestro Arrigoni. Una educazione e una preparazione così complete e solide parevano mirabilmente e armoniosamente sviluppare la spiccata qualità del suo naturale talento, segnarle non indubbia la via di un grande avvenire artistico.
I primi saggi da lei dati nei concerti in cui si era prodotta afforzavano questa opinione. Il successo della scorsa domenica l’aveva confermata solennemente.
Con quanta ingenua festosità aveva risposto alle acclamazioni lusinghiere del pubblico plaudente! Il bel sorriso di questa giovinetta pareva illuminarsi al miraggio radioso della gloria.
Ieri mattina è morta a 24 anni, e oggi una triste corona di crisantemi si intreccerà con la sua prima fronda d’alloro.
Giancarlo Puliti, Ad Alta Voce 2023